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In una notte di fine luglio dell'anno 1201, una tremenda tempesta si abbatte sull'oceano settentrionale, al largo delle coste scozzesi. Un'imbarcazione leggera, in viaggio dalle Orcadi all'Islanda, viene travolta dalle onde. Fra i sei membri del suo equipaggio, quattro periscono nel disastro. Gli altri due, trasportati dal mare, approdano vivi su di una spiaggia delle Faer Oer. Essi desiderano ripartire e giungere quanto prima a destinazione. Intanto devono sopportare la dura condizione di naufraghi. In alcune mappe di Cinque e Seicento, l'arcipelago delle Faer Oer è raffigurato con quattro esigui punticini. A volte lo si designa come "mondo vuoto" e come aerea desertica. In effetti, fin dall'ottavo secolo, esso è già abitato da qualche monaco anacoreta e da poche famiglie di pastori provenienti dalla Norvegia. Ma agli occhi dei due naufraghi appare vuoto come la superficie di uno specchio che non riflette niente. Sarà proprio questo a obbligarli a un lungo ripensamento sulla vita e sulle esperienze passate, nel tentativo di meglio conoscere se stessi.